Il Duomo sorge nel nucleo storico di Monza, sulle antiche rovine dell’Oraculum edificato per volere della regina longobarda Teodolinda (595). A croce latina, con tre navate divise da colonne scolpite con immagini fantastiche, il Duomo contiene la famosa Cappella di Teodolinda, con affreschi degli Zavattari. Qui si conserva la Corona Ferrea, un gioiello facente parte del Tesoro del Museo Serpero del Duomo, posata sul capo di famosi imperatori (da Federico Barbarossa a Carlo V a Napolepone). Più volte rimaneggiato nel corso dei secoli (solo una torre rimane del periodo longobardo), nel 1300 viene completato con la facciata a capanna opera dell’architetto Matteo da Campione, autore anche del pulpito ora utilizzato come cantoria d’organo e del battistero (disperso). Il campanile viene eretto nel 1500 su progetto di Pellegrino Tibaldi. L’ultimo restauro è opera di Luca Beltrami (1890 ““ 1902). La facciata, elaboratissima, presenta tra le altre bellezze artistiche un rosone in marmo e vetro policromo, una lunetta sul portale con bassorilievi di Teodolinda e Agilulfo, finestre ovali, bifore e trifore, cornici con statue di santi.
Archivi per 2006
Arengario di Monza
L’Arengario (dal germanico HARIHRINGS, circolo dell’esercito, con rimando al fatto che i membri dell’assemblea sedevano in circolo)è un palazzo municipale d’età gotica, risalente alla seconda metà del 1200. Sorge nel centro di Monza ed è il più importante monumento civile della città, simbolo della sua autonomia comunale. Di pianta rettangolare, al piano terra c’è il grande porticato in pietra di serizzo, utilizzato per il mercato pubblico, mentre il primo piano, in cotto, occupato da un vasto salone un tempo adibito alle adunanze, è ora spazio ideale per mostre, museo e pinacoteca. Il palazzo è fornito di una loggetta di marmo sulla facciata sud, la “parlera”, da cui venivano letti i decreti comunali. una torre campanaria in cotto, merlata e cuspidata, in stile romanico ““ gotico, affianca il lato nordest. L’Arengario è stato restaurato nel 1890 ad opera di Luca Beltrami, mentre la torre fu ricostruita nel 1903, anno in cui viene realizzata anche la scala a chiocciola interna.
Festa di San Gerardo
Anniversario della morte di San Gerardo. La sera prima viene posta la statua raffigurante San Gerardo inginocchiato sul suo mantello nel Lambro, in ricordo di un miracolo da lui operato. La fiera è caratterizzata dalla vendita delle ciliegie, la festa infatti è la sagra di questi frutti. Le ciliegie ricordano un altro miracolo del santo.
Fiera delle Grazie
La Fiera delle Grazie si svolge nelle vie adiacenti il Santuario della Madonna delle Grazie. Bancarelle espongono merci di diverso genere. Tipico il firun (collana di castagne) che tradizionalmente veniva donato alle ragazze come richiesta di matrimonio.
Sagra di San Giovanni
Festa del Santo Patrono della città, che consiste soprattutto nella grande fiera dei cavalli, tutt’oggi rievocata. Nella piazza grande si teneva il mercato del bestiame, fra cui c’erano gli agnellini, in onore del Santo spesso raffigurato con l’agnellino al collo. Durante la Messa solenne in Duomo avviene l’offerta dei ceri. Nelle due settimane precedenti il 24 giugno si può prendere parte alle numerose iniziative culturali, artistiche e sportive organizzate dalla città, tra cui lo spettacolo pirotecnico all’interno dei giardini della Villa Reale.
Lo Stemma di Monza
L’antico Stemma di Monza raffigura una Luna crescente di bronzo dorato con un semicerchio al mento su campo bianco. Bonincontro Morigia, secondo lo storico del Settecento Frisi, così illustra il significato simbolico dell’immagine: il campo bianco rimanda al Sole, nella figura del Papa, la Luna rimanda invece all’Imperatore. Questi due lumi, Sole e Luna, possiedono l’uno il giorno e l’altro la notte, allo stesso modo devono esserci al mondo due signori, l’uno che curi le cose spirituali, l’altro quelle temporali, cioè Papa e Imperatore, che manifestano così il loro potere in Monza.
I Ponti del Parco di Monza
All’interno del recinto del Parco di Monza, sul corso del fiume Lambro, esistono cinque ponti. Il primo, all’ingresso del fiume, è utilizzato non come accesso viario, ma per sostenere le cancellate di chiudimento. Segue il Ponte del Bertoli, dal nome di colui che procacciò i fondi contigui, il Ponte Della Cavrigia, su cui corre il viale omonimo, il Ponte delle Catene, cosiddetto poichè i parapetti sono costituiti da colonnine di granito unite da catene di ferro, e infine il ponte sotto il quale il Lambro esce dal Parco, anche questo destinato a sostenere le cancellate di ferro che impediscono la comunicazione tra dentro e fuori.
Il Pozzo della Spagnola
Presso la porta d’accesso della cinta del parco di Santa Maria delle Grazie è visibile lo sportello di un antico pozzo, così chiamato poichè una giovane ragazza spagnola, vittima di un amore contrastato, scelse di gettarvisi annegando (1600).
La Tazza di Zaffiro
La Tazza di Zaffiro è il cimelio più antico del Tesoro del Duomo di Monza. Si tratta di una coppa su piedistallo d’oro (del 1490), un tempo forse fornita di due anelli per poterla prendere con entrambe le mani (tradizione vuole che la coppa fu offerta da Teodolinda allo sposo Agilulfo dopo che ella stessa vi ebbe bevuto). Molti archeologi francesi sono dell’opinione che la coppa non sia una gemma, poichè nel XII secolo il vetro blu veniva chiamato saphir. La Tazza di Zaffiro fu usata nel brindisi solenne per le incoronazioni di Napoleone I e Ferdinando d’Austria.
La Corona Ferrea
La Corona Ferrea è il cimelio più famoso del Tesoro del Duomo, cosiddetta dalla lamina di ferro che gira nel suo interno. Undici imperatori, dall’888 al 1838, la cinsero sul capo. La Corona è un gioiello bizantino formato da sei pezzi legati da cerniere girevoli e adattabili alle varie misure di testa, in oro puro e fregiato di 24 gemme e pietre dure. La leggenda vuole che l’imperatrice Elena, madre di Constantino, avesse portato dal SAnto Sepolcro due chiodi serviti alla crocifissione di Cristo e che uno di questi sarebbe diventato la lamina di ferro della Corona. Dopo il 1848 la Corona passò di mano in mano e di corte in corte, in un avventuroso viaggio tra Austria e Italia, fino a tornare a Monza nel 1868.
Il Tesoro del Duomo di Monza
Il Tesoro del Duomo di Monza, costituito di preziosi oggetti d’epoca longobarda, è ciò che rimane a seguito delle confische di oro e argento avvenute nel 1796, per le spese di guerra necessarie a Napoleone Bonaparte. Molti manufatti vennero fusi e persi per sempre (in particolare l’antica croce istoriata con bassorilievi storici). Sempre Napoleone, per arricchire la Biblioteca Nazionale di Parigi, ordinò il trasferimento di un’altra parte del Tesoro, comprendente le corone di Agilulfo e Teodolinda, la Tazza di Zaffiro, dittici ed Evangeliario. Nel 1816 molti oggetti furono restituiti, ma andarono perse la corona di Agilulfo in oro e gemme (rubata e fusa dal ladro Charlier nel 1804) e il prezioso Evangeliario. Attualmente il Tesoro comprende la Corona Ferrea, la Tazza di Zaffiro, la Croce e Corona di Teodolinda (un cerchio d’oro gemmato con croce greca), la Croce di Berengario (cosparsa di perle e gemme), calici in argento, reliquiari, ampolle provenienti dalla Terra Santa e altri preziosi manufatti.